Il Marchese Gerardo Nepumoceno Carron di San Tommaso

& il vino di Monteu Roero

 

Quando, ottantenne, il Marchese Francesco Teodoro  capostipite della seconda linea sostituita dei Carron di San Tommaso,

testò, il 20 novembre 1809,

non ebbe esitazione nel chiamare a succedergli nel marchesato Alessandro.

Poiché le leggi francesi avevano abolito l’istituto della primogenitura,

Francesco Teodoro potè dividerne i beni fra tutti i figli, pur privilegiando il primogenito Alessandro.

A lui destinò, infatti, il prestigioso e redditizio feudo di Sommariva Perno e quello di Baldissero d’Alba, la cascina della Rossola nella valle di Monteu Roero,

le fattorie dette Varasco a Montaldo Roero, il castello di Carpenetta con i relativi poderi, il molino al Sangano,una rendita del Monte di San Giovanni Battista di Torino

e infine l’appartamento al primo piano della casa di via delle Orfanelle a Torino.

Al secondogenito  Nepomuceno assegnò Castello, Cascine (salvo la Rossola) e proprietà di Monteu Roero e di MontaldoRoero,

e due o tre camere al terzo piano a scelta nella casa paterna o in quella attigua, detta casa Colomba, prospiciente via dei Fornelletti.


 
 
 

Il 6  aprile 1812  Il Marchese Nepomuceno Carron di San Tommaso vende a suo fratello Alessandro Luigi Carron di San Tommaso

il castello, i beni e i diritti sul feudo di Monteu Roero e Montaldo Roero.

Alessandro, nuovo marchese di San Tommaso, raffinato intellettuale avviato a una eccellente carriera politica, risiedeva da un paio d’anni stabilmente a Firenze dove era Intendente del Tesoro Imperiale in Toscana.

Aveva sposato il 20 febbraio 1805 la madamigella Enrichetta Maria Giovanna figlia del fu marchese Paolo Luigi Guasco di Bisio nel palazzo paterno in Alessandria.

La dote, firmata il 21 febbraio, consisteva in sessantamila lire comprensive del fardello.

Il marito fece l’aumento dotale di cinquantacinquemila lire e le regalò gioielli per un valore di milleduecento lire.

Nei primi anni del matrimonio i due sposi vissero sovente separati, scambiandosi però assidui messaggi amorosi.

Il 27 maggio 1809, in una missiva scritta da Firenze su carta intestata “Gran Ducato di Toscana / Intendenza del Tesoro Pubblico”

diretta a Enrichetta che soggiornava in Alessandria, le poteva finalmente annunciare:

“Tutto è pronto qui per riceverti”.

A Firenze nacque, il 4 agosto 1810, il primogenito Felice, tenuto a battesimo dai principi Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi in Palazzo Pitti,

a testimonianza che Alessandro, già fedele suddito sabaudo, aveva conquistato anche la stima dei nuovi Granduchi.

Ripristinato il governo sabaudo era rientrato in Piemonte con la famiglia;

il re Vittorio Emanuele I lo chiamò, l’8 giugno 1815, a far parte del Consiglio delle Regie Finanze e, il 4 luglio dello stesso anno, lo nominò I° ufficiale della Regia Segreteria di Guerra.

L’anno successivo ebbe incarico di “commissario generale per la riscossione dei crediti” alla corte di Francia, nonché di inviato straordinario e ministro plenipotenziario del re presso la corte dei Paesi Bassi.

La morte avvenne, prematuramente, durante la sua missione a Parigi il 29 luglio 1816 a trentasette anni d’età.

Nel testamento , redatto in Torino il 16 aprile, lasciava erede universale il figlio Felice con “usufrutto cumulativamente con la moglie”.

Specificava che, se il figlio fosse morto in età pupillare, Nepomuceno sarebbe stato l’erede universale,

legando all’altro fratello Celso il castello e i beni di Monteu Roero con le sue dipendenze, escluse le masserie dette Varasco che erano già aggregate al feudo di Sommariva Perno.

Però l’usufrutto dell’intera proprietà sarebbe spettato alla moglie cui concedeva, in quella eventualità, il diritto di risposarsi.....

Ma ciò non avvenne!

Il 19 marzo 1831 Enrichetta rinunciò all’eredità del marito in  favore  del figlio in cambio di un vitalizio....

Nel 1842 Enrichetta intestò a Felice anche il palazzo di piazza San Carlo; ma questo gli appartenne per un anno o poco più;

la morte tragica e improvvisa del figlio, avvenuta il 23 gennaio 1843, la rese ricca di cose e vuota di affetti,

come ebbe a far scrivere sulla tomba di lui: “figlio! oh, come mi sento sola”......

 

Enrichetta si spense l’11 aprile 1870 all’arrivo di una primavera tardiva, che le ricordava Firenze, il marito e il figlioletto...

  Il nipote Gerardo, nominato erede universale, sarebbe però venuto in possesso delle briciole del grande patrimonio terriero

accumulato negli anni d’oro dai Carron di San Tommaso quando, nei secoli XVI, XVII e XVIII, la loro presenza a fianco dei duchi, poi redi Savoia era stata egemone...


 


Due lettere custodite presso l'Archivio Aggregato Carron di San Tommaso del Comune di Buttigliera Alta,

firmate dal Procuratore di famiglia Cuniberti,  rivelano la consegna al Marchese Gerardo Carron di San Tommaso, Conte di Buttigliera Alta,

attraverso la via ferrata di Carmagnola alle stazioni di Avigliana e di Porta Nuova di fusti di vino bianco e rosso provenienti dai vigneti di sua proprietà  a  Monteu Roero,

destinati alla sua tavola presso Villa delle Rose a Buttigliera Alta.....

 


ma il castello di Monteu Roero a chi fu destinato?

la Storia continua...


 

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