marsala florio & cioccolato grezzo alla pietra leone:
siesta nobile per le dame di casa carron di san tommaso e le regine d'italia con la nostalgia di torino nel cuore
....La marchesa enrichetta carron di san tommaso briancon nata guasco di bisio prematuramente vedova,
potendo contare sulle cospicue rendite delle proprietà e sulla sua dote, nel giugno del 1823 si impegnò nell’acquisto di un lussuoso fabbricato in piazza San Carlo, porta n. 6 ,
che confinava, un tempo, a nord con la dimora dei Turinetti di Priero e a ovest raggiungeva la contrada della Provvidenza.
Il comm. Gabriele Cossato, proprietario dello stabile, fissò in duecentotrentamila lire il prezzo di vendita, ma concesse un pagamento dilazionato in tre rate.
Due anni dopo, il 7 gennaio 1825, Enrichetta estinse il debito e, abbandonato l’alloggio di via delle Orfanelle, dimora abituale degli ultimi carron di san tommaso,
arredò elegantemente la nuova dimora e vi si trasferì con il figlio.
Felice, provato dalla morte inattesa del genitore, appena compiuti i quattordici anni, durante una vacanza nel feudo di Sommariva Perno, luogo ricco per lui di memorie paterne, il 18 agosto 1824,
in poche righe stabilì che la madre sarebbe stata la sua erede universale.
Ma alla sua maggior età, il 19 marzo 1831 Enrichetta rinunciò all’eredità del marito in suo favore in cambio di un vitalizio.
Assecondandone gli interessi letterari e artistici VI accolse eccellenti storici e letterati:
furono da allora, tra gli altri, frequentatori abituali del suo salotto Luigi Cibrario
che aveva guidato Felice nello studio della paleografia, l’abate Costanzo Gazzera, archeologo e bibliografo,
Cesare Saluzzo di Monesiglio, storico, militare e precettore dei figli del re Carlo Alberto,
e Domenico Casimiro Promis, numismatico di fama.
Soleva offrire agli ospiti il marsala proveniente dalla Sicilia che Felice le aveva fatto conoscere dopo il viaggio in quella terra del luglio 1832..
Nel 1842 Enrichetta intestò a Felice anche il palazzo di piazza San Carlo;
ma questo gli appartenne per un anno o poco più;
la morte tragica e improvvisa del FIglio, avvenuta il 23 gennaio 1843, la rese ricca di cose e vuota di affetti,
come ebbe a far scrivere sulla tomba di lui: “ figlio! oh, come mi sento sola”.
Fu Luigi Cibrario che la sostenne e, anche, la guidò nella faticosa impresa di pubblicare i lavori eruditi di Felice ancora inediti.
La loro amicizia si consolidò e durò per trentasei anni, come ebbe a dichiarare pubblicamente Cibrario e come dimostra la corrispondenza che intrattenne con lei.
Con la scomparsa di Felice il titolo di marchese di San Tommaso era passato a Nepomuceno, fratello di Alessandro.
Costui, scapolo, senatore dei Senati di Savoia e Piemonte, primo presidente e consigliere di stato, lo portò per poco più di quattro anni.
Si spense, infatti, il 24 settembre 1847, ma fin dall’anno precedente aveva redatto il suo testamento nel castello di Buttigliera Oriola dove viveva abitualmente.
Lasciando erede universale “il figlioccio amatissimo e nipote” Gerardo.
Il titolo nobiliare trasmigrò, però, su Celso, ultimo figlio maschio di Francesco Teodoro.
Dovendo gestire proventi delle proprietà terriere lontane dalla città, Enrichetta decise di impegnare parte del reddito di cui disponeva in un nuovo acquisto immobiliare
da destinarsi a locazioni che sarebbero state più facili da amministrare.
Perciò quando nel 1848 la marchesa Faustina Frichignono di Castellengo, vedova del marchese Vittorio Roero di Cortanze,
dama d’onore della regina Maria Teresa, mise in vendita un grandioso corpo di fabbrica, ampiamente ipotecato, ma che era attiguo a quello già in suo possesso,
questa si offrì di comperarlo pagandolo ben cinquecentomila lire.
La marchesa aveva necessità di una persona di fiducia che potesse seguire tutte le incombenze per la conduzione delle sue innumerevoli proprietà.
Fu l’amico Luigi Cibrario a proporle un giovane francese, proveniente da Joinville dove era nato nel 1823, che praticava la letteratura cimentandosi in opere teatrali.
Dal 1854 Jean Servais fu al servizio della marchesa come suo procuratore generale:
fedeltà e capacità nell’amministrazione del patrimonio, ma anche assoluta onestà nel maneggio delle cospicue rendite a solo vantaggio della “padrona”,
lo resero indispensabile e insostituibile e gli sarebbero valse la sua “ragguardevole” gratitudine.
Il Servais, per dar mostra delle sue capacità letterarie, le dedicò a sua volta una tragedia in cinque atti, in versi,
“Eleanore de Guienne”, stampata a Torino nel 1859.
Il Marchese gerardo, nominato erede universale delle briciole del grande patrimonio erediterà il palazzo nel 1870 alla morte di enrichetta
e lo venderà nel 1885 lire 350.000.
silvano venchi iniziò l'attività di dolciere a 16 anni. a 20 investì tutti i risparmi per acquistare due calderoni di bronzo e cominciare le sperimentazioni culinarie nel suo appartamento. nel 1878 aprì il laboratorio in via degli artisti. agli inizi del 900 deve la sua fama soprattutto grazie alle "nougatine", a base di nocciole tritate e caramellate, ricoperte di cioccolato extra fondente. il laboratorio si estende a 300 metri quadrati. nel 1900 l’azienda cresce rapidamente e il laboratorio occupa una superficie di 3000 metri quadrati. nel 1960: venchi, unica e talmone si fondono in un’unica azienda: la talmone-venchi-unica che diventa una delle più grandi imprese d’italia fino allo scioglimento della società che porta ora la venchi ad essere una piccola realtà locale.
l’unica si stabilisce nel quartiere di pozzo strada, dove nel 1921 viene edificato uno stabilimento esteso su 100.000 metri quadrati, diretto dal biellese rino colombino. ci lavorano 1.500 operai e 300 impiegati, con una produzione giornaliera di 40.000 kg di cioccolato, 15.000 kg di cacao, 20.000 kg di caramelle e confetti e 25.000 kg di biscotti. il complesso comprende un laboratorio chimico sperimentale, un ufficio postale e telegrafico, una centrale automatica telefonica, una rimessa con officina meccanica per la manutenzione di oltre 20 autocarri, un magazzino doganale per il cacao in cauzione (capace di contenere 15.000 sacchi), una palazzina di 12 alloggi per la famiglia del direttore dello stabilimento e di alcuni capi addetti ai servizi tecnici, un reparto cartonaggi (che produce 9.000 scatole al giorno) ed un reparto segheria (che produce 1.000 casse al giorno). un apparato di queste dimensioni riesce a raggiungere, giornalmente, livelli produttivi elevatissimi: 20.000 chilogrammi di caramelle, 25.000 di biscotti, 15.000 di cacao che, vista anche l’alta qualità della produzione, rendono "il consumo di massa e popolare". per rendere più immediata la diffusione dei prodotti a porzioni sempre più vaste di clientela, la u.n.i.c.a., oltre ad avere una rete di circa 300 negozi nei principali centri italiani, investe molte risorse anche nella pubblicità. artisti di grande spessore sono incaricati della realizzazione dei manifesti, lo stabilimento di corso francia 325 è visitato da illustri personalità (nel 1926 sarà il principe di piemonte). all’esposizione di tripoli del 1930 che la campagna pubblicitaria e commerciale della u.n.i.c.a. tocca il punto più alto. infatti la fiat costruisce una vettura-vetrina ambulante che attraversa il marocco, l’algeria, la tunisia e la libia per esporre i principali prodotti u.n.i.c.a. le difficoltà di gualino col regime fascista portano nel 1934 alla cessione così gerardo gobbi, unisce le due più grandi aziende dolciarie torinesi (la venchi e l’unica) sotto un unico marchio e dà vita alla venchi & unica, con un capitale sociale di 37.200.000 lire. gobbi, che assume contemporaneamente le cariche di presidente, amministratore delegato e direttore generale provvede a modernizzare lo stabilimento che occupa 3000 dipendenti. la venchi unica, che continua ad impiegare una forza lavoro prevalentemente femminile fornisce anche un servizio interno di assistenza infantile ai figli delle operaie. infatti il complesso di corso francia, è dotato di un ampio locale, chiamato il nido dei bambini, destinato ad accogliere i figli delle dipendenti (anche prima del 40° giorno di vita) non appena queste si trovano in grado di riprendere il lavoro dopo la gravidanza. i lavoratori della venchi unica partecipano, tra il 1943 e il 1945, a tutte le agitazioni di protesta contro la guerra e il regime: le giornate del marzo 1943, lo sciopero generale del marzo 1944 (quando la produzione si blocca dal 3 al 6 marzo) e quello del 18 aprile 1945 (che si conclude con un grande comizio tenuto davanti ai cancelli della fabbrica senza nessuna reazione fascista), fino ad arrivare al 25 aprile 1945, nel pieno dell’insurrezione, quando l’azienda, presidiata dagli operai, è teatro di una violenta sparatoria contro una divisione tedesca che, in ritirata, percorre corso francia. nel dopoguerra la venchi unica, riprende con successo la propria produzione (nel 1947 si assiste ad un nuovo aumento del capitale sociale portato alla ragguardevole cifra di 312.480.000 lire) che sarà definitivamente interrotta solo negli anni ’70, con il tracollo dell’azienda entrata nell’universo finanziario di michele sindona (1914-1986). lo stabilimento viene abbandonato nel 1978.
Notte di Natale 1713
Il Conte di Buttigliera Alta, Marchese Giuseppe Gaetano Giacinto Carron di San Tommaso
- Primo Segretario di Stato di Casa Savoia -
accompagna
il Duca VittorioAmedeo II e la consorte Anna Maria d'Orleans , nipote di Luigi XIV
per l'incoronazione nella cattedrale di Palermo....
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