località case ratto, reano- 26 settembre 2020 - tra la val sangone e la bassa valle di susa, salendo dal paese di reano per una strada ai cui lati si trova un fitto bosco, dopo un po’ di curve e di strada un po’ sconnessa, si scorge una collinetta verde coltivata a vite che sembra un dipinto impressionista , un contesto che, nel nostro immaginario, richiama facilmente alle favole eppure siamo sulla strada reale dei vini torinesi ma in un punto un po’ più nascosto, all’interno di un territorio “poggiato” sull’anfiteatro morenico di rivoli-giaveno, noto per funghi, miele e per la produzione casearia (cevrin), ma anche caratterizzato un tempo dalla vite e dalla produzione vinicola che, in tempi recenti, sta conoscendo un nuovo interesse e impegno da parte di chi ancora abita questi territori. così ha scelto di fare l’azienda vitivinicola rhea proprio all’interno della casina in fondo al bosco e in cima alla collinetta, che per la prima volta sabato 26 settembre ha aperto le sue porte agli appassionati di vino, di buon cibo e di storia con una intera giornata dedicata alla narrazione del territorio e dei vini che produce.
valeria cudini - alpassocoitempi.
com. nel mand. di avigliana, prov. di susa, dioc. e div. di torino. dipende dal senato di piem., intend. prefett. ipot. di susa, insin. e posta di avigliana. giace in un'amena valletta terminante la collina detta di rivoli. la sua positura è a scirocco da susa. è distante due miglia circa dal capoluogo di mandamento, e quattordici da quello di provincia. il comune è composto di reano capoluogo, e di tre borgate, che appellansi ruata, fiori, e paisio: sono esse poco discoste fra loro. quattro ne sono le vie comunali, e conducono a villar basse, trana, rivoli, buttigliera-uriola: vogliono tutte essere riattate. reano è circondato da colli parte imboschiti, e parte coltivati. il suolo in generale è assai fecondo, e produce massimamente meliga ed uve in qualche abbondanza: gli abitanti vendono la legna in torino, e smerciano il soprappiù del vino ne' circostanti paesi. non vi scorrono nè fiumi nè torrenti: vi sono per altro alcune scaturigini, da cui non derivano vantaggi notevoli. le piante che allignano bene sui colli del comune sono principalmente i castagni ed i roveri. l'antica parrocchia di questo villaggio è di cosi meschina costruzione, che somiglia ad uno dei cripti dei primitivi cristiani; ma per buona ventura vi è omai condotta al suo termine una stupenda chiesa di disegno gotico-normanno. quasi tutti i cospicui dispendi per la fabbricazione di questo novello tempio sono fatti dall'ottimo principe della cisterna, la cui munificenza a pro di questo villaggio è così grande, che ne sarà benedetto il nome in tutti i tempi avvenire: fra le continue opere di carità evangelica ivi da lui esercitate vuolsi noverare lo stabilimento di due scuole, una per l'istruzione dei ragazzi, affidata ad un sacerdote, l'altra per quella delle fanciulle sotto la direzione delle monache dette del cottolengo. oltre la parrocchiale sotto il titolo di s. giorgio vi esistono una chiesa ufficiata dalla confraternita di s. rocco, ed una cappella spettante alla casa della cisterna. il cimiterio trovasi nella prescritta distanza dalle abitazioni. l'antico castello ne è abitato dal principe della cisterna, che lo possiede: evvi un palazzo, che appartiene al signor felice chiantore. gli abitanti sono in generale assai robusti e solerti. cenni storici. il primitivo nome di questo luogo fu reanum; venne poi detto regianum nei tempi di mezzo. vi si rinvennero parecchi antichi monumenti, dei quali se ne conservano alcuni nel suo castello, ora ridotto a stupenda abitazione dal principe della cisterna: sovr'essi vedonsi scolpiti boschi, ed antri, e i fondatori di roma allatati dalla lupa, donde pare che tragga origine il nome di questo paese; sicchè il nostro celebre durandi non dubitò di applicargli le parole di sidonio apollinare videas hic fusa metallis antra rheae, foetamque lupam. in una di quelle lapidi si rammemora un collegio, o società di marmoristi sodalicium marmoriarum: cave di marmi si trovano nei monti vicini. reano insieme colla più parte dei villaggi de' suoi dintorni, che stanno presso il sangone, è già rammentato nella carta di fondazione dell'abazia di sangano fatta da gezone vescovo di torino verso il fine del secolo x, cioè curte quae dicitur sanganum, vallis novelasca, palatiolum, susinascum, et regianum prope vel juxta eamdem curtem jacentes. il vescovo landolfo successore di gezone nella sua carta di conferma dell'anno 1011 ripete lo stesso, aggiungendovi le chiese di altri circostanti luoghi, dipendenti allora dalla pieve di sangano. il paese di reano fece poi parte della castellania di rivalta, e spettò agli orsini: quando questi si divisero in tre rami, cioè negli orsini di rivalta, nei bersatori, e nei falconieri, reano appartenne a questi ultimi, dai quali fu poi alienato, sicchè lo possedettero gli ajmari di villafranca, da cui passò ad un antonio foresto, il quale era in grande stima presso carlo viii re di francia, che lo creò mastro di sua casa. quell'antonio foresto fu governatore di nizza per il duca di savoja carlo i. i suoi discendenti alienarono poscia questo luogo ad amedeo dalpozzo conte di ponderano, e marchese di voghera. popolazione 1000 circa.
l’evento organizzato all’interno dell’azienda vitivinicola rhea ha visto la collaborazione di assapurari milano trattoria della buffa giaveno, pane madre buttigliera alta, ed è stato immortalato negli scatti della fotografa fiorella vair (https://grimildeapple.wixsite.com/fiorellaph) . il filo della memoria ha legato all’evento 3 personaggi del risorgimento italiano confermando ancora una volta la sua mission di voler
rievocare e riportare alla memoria protagonisti dimenticati che hanno contribuito all’unità d’italia dalle alpi al lilybeum,
associando un personaggio storico che per carattere, formazione, vicende personali e storiche più rispecchiasse
l’azienda rhea e i suoi vini color delle rose.....
minimo comune denominatore: l’amore per la propria terra e per la patria.
un fugace connubbio dedicato al principe carlo emanuele dal pozzo della cisterna - conte di reano, marchese di voghera
nasce a torino il 7 gennaio 1789. primogenito e unico maschio di una famiglia di antichissime origini cresce in un ambiente culturalmente molto vivace che gli fornisce una formazione intellettuale indubbiamente non comune. giovane romantico, il futuro principe della cisterna subisce nettamente il fascino di napoleone condottiero invincibile. il padre "cresciuto in un altro tempo nutrito da altre idee e di più forte attaccamento alla famiglia dei nostri principi, pensava senza dirlo, che nel nuovo ordine delle cose,non c'era posto per suo figlio...." .e lo piazzò come ciambellano di paolina borghese alla corte di torino dove venne insignito del titolo di barone del primo impero francese. lo scontro generazionale tra padre e figliofu fortissimo. carlo emanuele coltiverà il disprezzo per la vita di corte e per la nobiltà subalpina che lo accompagnerà per tutta la vita. viaggia spesso tra francia, svizzera, piemonte e lombardia entrando in contatto con i gruppi liberali, in particolare con l'ambiente lombardo del "conciliatore" la cui anima era rappresentata dal cugino ludovico di breme. partecipa attivamente, alla costituzione della società per le scuole di mutuo insegnamento e negli anni '40-50 a reano promuove l'educazione femminile.quando tra gennaio e febbraio del 1821 i cospiartori piemontesi decidono di passare all'azione, si richiama in piemonte il dal pozzo considerato, in ogni caso un punto di riferimento. il 28 febbraio, al posto di confine tra francia e savoia, viene arrestato un commerciante trentino: la perquisizione della carrozza porta alla scoperta di libri, stampe, manoscritti sospetti e di alcune lettere, tre delle quali di carloemanuele. ce n'è abbastanza per allarmare la polizia e infatti viene arrestato il 4marzo 1821 mentre segretamente rientra in piemonte, forse tradito da una donna.rinchiuso nel forte di fenestrelle, è liberato durante la sommossa di cui, subito,intuisce l'esito negativo.incaricato il proprio segretario di vendere la casa da pigione adiacente il suo palazzo in torino, il 24 marzo oltrepassa i monti di giaveno verso la svizzera, per rientrare, alcuni giorni dopo in torino e, recuperati i quadri più preziosi della propria collezione e sistemate le più urgenti questioni patrimoniali, ripartire per parigi. falliti i moti, i giudici della regia delegazione, dopo un processo basato più sulle testimonianze che sugli atti, si convincono che carlo emanuele è stato uno dei cospiratori e lo condannano alla confisca dei beni e alla pena di morte per mezzo della forca da eseguirsi in effige.sul finire del 1832, accogliendo le suppliche della famiglia, carlo alberto commuta la pena di morte in esilio e dispone la restituzione del patrimonio, ma il principe rifiuta la richiesta di sottoscrivere l’atto di sottomissione e, delega alla sorella luisa la gestione patrimoniale e rimane a parigi insieme ai congiurati. nove anni dopo, con l’amnistia del marzo 1842, i congiurati potranno rientrare: a 53 anni carlo emanuele ritiene giunta l’ora di trovare una moglie e pensare alla successione. il matrimonio si celebra nell’autunno del 1846: la sposa, di 30 anni più giovane, è louise, una delle sorelle werner de mérode, di famiglia belga di antico lignaggio e consistente patrimonio. se con il matrimonio erano in parte ripresi i contatti con la corte sabauda, il 1848 segna la fine all’interdizione dalle cariche pubbliche e carlo alberto nomina il principe della cisterna consigliere di stato straordinario per la divisione di torino,i ncarico accettato di mala voglia, e dopo la promulgazione dello statuto, il 27 aprile 1848 viene eletto senatore nel collegio di avigliana, carica che però non accetterà perchè scarsamente interessato alla partecipazione attiva: più che attore è osservatore critico dedicandosi nel privato, alla gestione di un patrimonio così vasto e particolarmente complesso tanto più che egli non risiede stabilmente sulle sue terre molteplici sono infatti i suoi titoli nobiliari, da principe di cisterna d’asti e belriguardo a marchese di voghera, conte di ponderano e ovviamente conte di reano.il miglioramento della resa dei terreni, in particolare nelle tenute vercellesi d’oltre elvo, ispirato dalle nuove tecniche agricole ben sviluppate in belgio il suo pane quotidiano.dal matrimonio nascono beatrice e maria vittoria.la principessa maria vittoria sposerà amedeo duca d’aosta, secondogenito di vittorio emanuele ii e sarà regina di spagna riallacciando il secolare legame della famiglia dal pozzo con la dinastia sabauda, interrotto, per una generazione, da un sogno mai realizzato dallo sfuggente principe....
un uomo tutto d'un pezzo come questa corposa barberA
lorenzo valerio nacque a torino il 23 novembre 1810. a 21 anni simpatizzante d’idee liberali fu costretto ad allontanarsi dal piemonte compiendo viaggi d’affari in europa. tornato in patria si dedicò sia all’attività imprenditoriale, dirigendo un setificio, che al giornalismo.fondò e diresse il periodico "letture popolari" (1836), che tanta influenza ebbe nel diffondere le idee liberali e democratiche presso i giovani della piccola e media borghesia piemontese.nel 1842, promosse ad agliè la nascita di uno dei primi asili infantili e di un convitto per le donne del setificio. in seguito fondò e diresse l'influente quotidiano politico la concordia e poi il quotidiano il diritto. eletto deputato, nel 1848 divenne uno dei capi della sinistra liberale nel parlamento subalpino spesso contrariando il più conservatore cavour, avversario implacabile, ma anche amico, col quale ebbe un fitto scambio di lettere. in una di queste cavour tiene a sottolineare la differenza politica col valerio firmandosi con amichevole ironia “suo devotissimo avversario” lorenzo valerio va però ricordato per essere stato il fondatore della società agraria di torino .fondata il 31 maggio 1842 - con l'assenso di re carlo alberto di savoia concesso per lap rima volta ad una iniziativa associativa - da un gruppo di trentasei intellettuali,possidenti e politici, appartenenti alla nobiltà ed alla borghesia piemontesi,l'associazione si riprometteva di migliorare le condizioni dell'agricoltura e di favorire la diffusione delle tecniche agrarie e l'accrescimento culturale dei coltivatori. ebbe sede nel palazzo alfieri a torino ed in breve si dotò di una ricca biblioteca nella quale fu possibile consultare libri di scienza, di economia e ben centocinque periodici e pubblicazioni editi in varie lingue. nel 1843 si tenne il primo congresso di agricoltura in occasione del quale fu aperta al pubblico la tenuta reale di pollenzo - che ospita oggi l'università di scienze gastronomiche. valerio e la sinistra appoggiarono stranamente l'incostante e troppo moderato re carlo alberto curiosamente più vicino a lui che al cavour. il valerio si illudeva infatti di «...circondare la monarchia di istituzioni repubblicane», o addirittura di «...fare la rivoluzione con un re». nella sua casa torinese, dove si teneva un affollato salotto di intellettuali e patrioti liberali, era stato fatto conoscere per la prima volta e musicato da michele novaro l'inno di mameli, i cui versi erano stati scritti nel 1847 dal giovane patriota goffredo mameli. giudicò sempre severamente mazzini e i suoi continui e inconcludenti tentativi insurrezionali preferendogli di gran lunga giuseppe garibaldi. valerio fu infatti il parlamentare di riferimento per il generale nizzardo tant’è che lo volle suo testimone alle furtive nozze di un minuto con la giovane e misteriosa contessa giuseppina raimondi, a fino mornasco, al tempo della sua nomina a governatore della città di como.fu poi eletto deputato nella prima legislatura del regno d’italia e in seguito governatore straordinario di ancona e delle marche dove stimolò la nascita di vari istituti educativi. divenne infine senatore del regno e prefetto di messina, città nella quale morì colpito da malattia nel 1865.
disinteressata, piena di coraggio, ardita più di quanto in donna soglia accadere, dall’animo vivace, anzi di fuoco,
dalla parola pronta, dall’animo schietto, nata alla libertà e all’indipendenza rose montmasson.
le note pepate unite alle note di tabacco, caffè tostato e cacao di questo morbido cabernet- sauvignon
ricordano il carattere forte e la vita straordinaria di una donna
che ha fatto l’italia e che l’italia ha completamente dimenticato.
nasce il 12 gennaio 1823 a saint- jorioz, piccolo villaggio dell’alta savoia sulle sponde del lago di annecy allora parte del regno di sardegna. la morte della madre e le precarie condizioni economiche della famiglia la spinsero a recarsi nella più dinamica torino, dove dal 1849 lavorò come stiratrice e lavandaia. fu in quegli anni che conobbe il patriota e avvocato francesco crispi, allora in esilio nel capoluogo piemontese. uno dei giovani ai quali rosalie portava le camicie stirate. la relazione si fece intima dall’inverno del 1850,quando iniziarono a convivere. nel 1853, crispi fu costretto a lasciare il piemonte e riparare a malta. rose lo seguì e il 27 dicembre 1854 i due si sposarono, nell'isola mediterranea, per poi trasferirsi a parigi, dove vissero fino al 1858, quando furono espulsi dalla francia perchè sospettati di complicità con felice orsini e costretti a raggiungere giuseppe mazzini a londra. le difficoltà di adattamento al clima e alla lingua vennero ben presto attenuate dai contatti con altri esuli siciliani che si trovavano nella capitale britannica. alfonso scalia e la moglie giulia anichini furono particolarmente vicini ai crispi e li inserirono nella loro cerchia di conoscenze, invitandoli spesso nel loro salotto di wyndham place.in queste occasioni l’insolito modo in cui rosalie concepiva il suo ruolo di moglie non mancava di suscitare grandi curiosità negli ambienti dell’alta borghesia londinese. la figlia dei coniugi scalia, tina che nel 1880 si trasferirà a palermo convolando a nozze con giuseppe isacco spadafora-whitaker detto pip - pronipote materno dello scopritore del vino marsala benjamin ingham, erede di un immenso patrimonio bancario e di vasti terreni agricoli vitati nonchè grande rivale di donna franca florio - la ricorda con queste parole: «l’eroica devozione della signora crispi per suo marito fece grande impressione ai miei genitori. essa era, come tutti sanno, di bassissimi natali, e pur credendosene la moglie, era contenta di lavorare per lui come cuoca, lavandaia e donna tutto fare». oltre alle faccende domestiche, rose adempì in questo periodo alle sue prime missioni politiche, mostrando quanto l’amore per il giovane crispi si fosse nutrito anche di una condivisione quotidiana di ideali, sogni e progetti di indipendenza nazionale. accettò l’incarico di trasmettere notizie, ordini e istruzioni di mazzini ai suoi affiliati in francia e altrove. travestita da contadina, inseriva le carte segrete in qualche capo di selvaggina e riusciva con questo espediente a superare i controlli dei gendarmi e dei doganieri. la coppia tornò in italia nel 1859, durante la seconda guerra d'indipendenza, prendendo immediatamentecontatto con le compagnie garibaldine che preparavano lo sbarco in sicilia e collaborandovi attivamente. nel marzo 1860, rose s’incaricò di raggiungere messina a bordo di un vapore postale, affinché i patrioti siciliani rendessero possibile lo sbarco di rosolino pilo e giovanni corrao. proseguì per malta per avvertire i rifugiati italiani dell'imminente spedizione e, sempre con il vapore postale nostra signora del soccorso tornò a genova, in tempo per unirsi ai mille,dei quali fu l'unica partecipante femminile. si narra che si travestì da militare per imbarcarsi sul "piemonte",contravvenendo all'ordine del marito di restare a quarto.durante la spedizione dei mille si occupò prevalentemente della cura dei feriti.prestò il suo servizio nelle ambulanze di vita, salemi e alcamo, dove i siciliani la ribattezzarono rosalia, l’angelo della giornata, nome che contrassegnò tutta la sua esistenza, tanto da essere trasposto come vero anche sulla sua lapide.dopo l’unità d'italia, si separò in maniera violenta dal marito poiché crispi,intraprense una relazione con lina barbagallo e iniziò per lei un lungo periodo di ristrettezze economiche morì a roma il 10 novembre 1904. al suo funerale parteciparono le associazioni garibaldine e alcuni vecchi senatori a cui aveva prestato soccorso durante la spedizione dei mille.
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